Mimi’ Metallurgico ferito nell’onore, 1972, 113’
L’operaio catanese Carmelo Mardocheo, soprannominato Mimì, perde il posto di lavoro per essersi rifiutato di dare il proprio voto ad un mafioso. Essendo senza impiego, è costretto ad emigrare a Torino, lasciando a casa la giovanissima moglie Rosalia. Nel capoluogo piemontese intreccia una passionale relazione con la giovane sottoproletaria lombarda Fiore, che gli dà un figlio.
Tornato a Catania con Fiore e il bambino, scopre che la moglie ha avuto un rapporto occasionale con Amilcare Finocchiaro, un brigadiere napoletano di stanza in città con la moglie ed i cinque figli, ed è rimasta incinta. Mimì, grazie all’esperienza avuta al nord, si considera di vedute abbastanza aperte per non uccidere l’uno e l’altra, ma non prende neppure in considerazione l’idea di non vendicarsi in qualche modo, e quindi corteggia insistentemente l’obesa e sgraziata moglie del rivale, Amalia, fino a trovare in lei un’alleata e a metterla incinta. Ottemperato l’impegno, mentre comunica la notizia al brigadiere davanti a mezzo paese, un sicario della mafia uccide il brigadiere e gli mette la pistola in mano. Scontata la pena in carcere, il giorno dell’uscita trova ad aspettarlo una vera folla, composta da otto bambini, la moglie fedifraga, l’amante settentrionale e la vedova del brigadiere. Per poterli mantenere è costretto a fare da galoppino elettorale ad un boss della mafia, ma Fiore, l’unica donna che per lui conti veramente, stufa di sopportare tutto, ne ha abbastanza e lo abbandona.