La riscoperta di Fernando Di Leo poeta
Fernando Di Leo non è stato solamente l’autore di apprezzati film noir, tanto da guadagnarsi l’appellativo di Melville italiano e l’apprezzamento di Quentin Tarantino. Nato a San Ferdinando di Puglia nel 1932, fin da giovanissimo compone poesie e opere teatrali, collabora a riviste, scrive testi per il cabaret insieme a Umberto Eco, Ennio Flaiano, Luigi Malerba ed Ercole Patti. Le intenzioni. 1950-1960, una raccolta poetica, pubblicata da Rebellato Editore di Padova, agli inizi degli anni Sessanta, rivede finalmente la luce grazie alle Edizioni Sabinae con una prefazione di Renzo Arbore e un ricordo dell’attore e amico Pier Paolo Capponi, regalandoci un’immagine non solo di autore di cinema, ma di intellettuale a tutto tondo. Come ha scritto Rita Di Leo in una testimonianza pubblicata in questa nuova edizione, «quando due-tre anni dopo la pubblicazione de Le intenzioni, dal lunedì al venerdì immaginava, scriveva e ultimava una sceneggiatura western, battendo sui tasti della Lettera 22, grande era la sua ironia nel farlo. Vivevamo insieme e, con le nostre letture e i nostri amici, le nostre scelte politiche e culturali, posso testimoniare che Fernando è rimasto sempre il poeta dei suoi vent’anni». «Oggi, a distanza di cinquant’anni e più, rileggo le poesie di Fernando», scrive Arbore, «che forse appena sfiorai all’epoca, e ritrovo non quel ragazzo, quell’amico perduto, ma un uomo saggio, profondo, appassionato, pieno di nobili intenzioni per la vita e per gli altri, e mi accorgo che i suoi sguardi, che credevo di aver condiviso fino in fondo, erano rivolti più in lontananza, verso destini umani così lontani dai nostri, e quegli sguardi oggi, finalmente, li sento veramente miei».