La nave delle donne maledette di Raffaello Matarazzo (1953, 94’)
Una nobildonna commette un infanticidio, ma del crimine è accusata un’altra ragazza che viene deportata, con altre condannate, nelle colonie del Nuovo Mondo. «Melodramma barocco e sensuale, ispirato al romanzo di Léon Gozlan Histoire de cent-trente femmes (sceneggiato da Aldo De Benedetti e, non accreditati, il regista ed Ennio De Concini), il film affronta il tema dell’ingiustizia con una carica erotica inusitata per i tempi: le scene in cui le prigioniere si ribellano e convincono la ciurma a unirsi a loro con argomenti tutti femminili ha fatto sognare molti spettatori […]. Eccessivo e claustrofobico, questo film incrina la visione “consolatoria” dell’opera di Matarazzo, mettendo in scena l’erotismo come forza eversiva e libertaria e filmandolo con uno stile insolitamente ridondante e compiaciuto (i primi piani delle scollature) “cui dà corpo una fotografia dai colori cupi, netti e forti, anche questi decisamente di un tono sopra il reale” (Aprà) […]. L’eccentricità del soggetto – dichiaratamente “antiborghese” – e l’originalità della regia hanno giustificato negli anni successivi letture altrettanto eccentriche» (Mereghetti).